Lo confesso, sono sempre stata affascinata e anche un po' ossessionata dal movimento. Fin da piccola, quando guardavo i vecchi musical con Fred Astaire e Gene Kelly, cercavo di imitare, replicare la leggerezza, i passi, la danza, che vedevo irradiarsi dal piccolo schermo.
La danza è stato il mio primo amore, dal Bolero di Béjart in poi, un corpo smosso dalla musica mi ha sempre trasmesso emozioni indefinibili ma così profonde che seppure senza nome, non sono per questo meno emozionanti.
Crescendo, le mie esperienze a contatto con altre culture, hanno regalato alla mia fantasia nuovi spunti e immaginari di movimento. Ogni cultura contiene in se caratteristiche di movimento peculiari e allo stesso tempo universali. Questo sommesso filo conduttore che spesso si rivela nella danza, nelle danze di diverse culture mi ha offerto orizzonti di movimento più vasti, che si intersecano e si allontanano, che offrono al corpo, ai corpi nuove possibilità espressive.
L'incontro con la danza educativa è stato, in un certo senso, l'ultimo anello di una catena di movimento in movimento. Questo diverso punto di vista mi ha permesso non solo di darmi una definizione personale di ciò che per me è danza, ma anche di comprendere meglio cosa mi colpisce, cosa mi emoziona di un movimento, di un corpo che danza la propria danza, mi ha permesso di sviluppare sempre di più la mia consapevolezza, il mio stare nel momento danzato, ma mi ha anche donato un regalo tra i più belli: la capacità di vedere la danza ovunque.
Avete mai camminato per la vostra città, il vostro paese con le cuffiette nelle orecchie e la musica che sovrasta e copre i rumori esterni? Immergendo, immaginando tutto ciò che vi circonda in una specie di improvvisazione danzante inconsapevole? Avete mai notato come tutto "va a ritmo" anche se la musica la sentite solo voi?
Io mi ritrovo a farlo spesso, anche senza musica ormai, trovando il suono nel movimento delle persone, nel ritmo della loro camminata, nella gestualità. Mi immergo nella poesia del corpo umano, ed ogni volta mi meraviglio della potenza espressiva del corpo. Seduta su una panchina mi ritrovo ad assaporare l'unisono di due persone che camminano fianco a fianco, i passi incerti di un bimbo che esplora, il piacere pervasivo dell'energia di una corsa, del rincorrersi dei bambini. La cadenza goffa e bella di un corpo adolescente che si adatta alla sua evoluzione fisica. Tutto questo mi regala ogni volta una sorta di serenità e di piacere profondo e intimo, credo sia per questo che insegno danza, perchè osservare le allieve esplorare le proprie potenzialità nella danza mi commuove, mi scuote. Vederle sviluppare e esplorare la propria voce danzante mi emoziona e spero ci saranno sempre allieve che mi permetteranno di assistere a questo meraviglioso spettacolo. Per tutti gli altri "miei" danzatori inconsapevoli li ringrazio per rinnovare ogni volta il mio amore per il movimento, in qualsiasi sua forma.
La Danza Orientale, storia, cultura, idee, riflessioni di Francesca Calloni, insegnante e studiosa di Danza Orientale.
martedì 5 dicembre 2017
domenica 26 novembre 2017
il primo appuntamento...
Pensieri sparsi (e non proprio coerenti) sull'effetto di un concerto...
Ieri sera sono finalmente stata al mio primo concerto di Vinicio Capossela, la mia prima volta è sempre un momento importante. Apprezzo la musica e i mondi che Vinicio svela nelle sue canzoni, e vederlo dal vivo era ormai una sorta di passaggio obbligato, avevo bisogno, in un certo senso, di fare finalmente conoscenza carnale con questo artista che ha parole e musica che mi scuotono sempre dentro.
Sono arrivata in stazione a Venezia, con la città illuminata resistente al buio. Venezia normalmente mi predispone l'animo all'idea del sogno, all'idea dell'alternativo, immaginarsi le calli percorse da donne e uomini imparruccati, in altri tempi e altre vite mi lega alle corde dei passati e presenti.
Sono arrivata in teatro e mi sono seduta al mio posto, in attesa, tra i suoni di civette e una nebbia sottile.
Poi inizia il concerto, ombre e suoni che si mescolano e mi fanno entrare in un mondo tra l'onirico e il selvaggio. Parto per il mio viaggio nei mondi di Vinicio dove la malinconia si mescola al sorriso, la follia alla bellezza e la goliardia alla serietà.
Un concerto dal vivo è qualcosa che io reputo speciale, è un incontro intimo e personale con la musica e la vita di una persona, questo pensiero mi mette un po' in imbarazzo, mi sembra di invadere uno spazio personale e privato, ma è questo in fondo il bello dell'arte: che trasforma il privato in universale, questo è ciò che mi affascina di più, scorgere tra le note e le parole una vita viva, raccolta nello spazio di poche ore, che assomiglia sorprendentemente alla mia.
Una favola musicata dopo l'altra, le ombre definiscono e svaniscono. La musica diventa parte dell'aria che si respira, non la ascolto più solo con le orecchie ma con il corpo, entra con il respiro e dai polmoni va la cuore, allo stomaco, al fegato, vibrando e seminando emozioni vivide, che si assommano e si contrastano, fino a sgorgare dagli occhi.
Poi le ombre lasciano il posto ad altri luoghi, mentre il concerto continua mi ritrovo a fare mille pensieri, trascinati dalle parole, la musica ma anche solo il suono delle parole di per se già musica. Ad un certo punto chiudo gli occhi e la risacca della musica arriva ancora più forte.
Finisce il concerto e resto un po' a metà, sospesa con la testa in questo mondo vero di fantasia. E' la sensazione che amo di più, lo strascico dell'arte, della creatività, che mi avvolge come un bel mantello per un paio di giorni.
Sono grata a Vinicio per avermi permesso di sbirciare dalla sua finestra, è stato bellissimo.
Ieri sera sono finalmente stata al mio primo concerto di Vinicio Capossela, la mia prima volta è sempre un momento importante. Apprezzo la musica e i mondi che Vinicio svela nelle sue canzoni, e vederlo dal vivo era ormai una sorta di passaggio obbligato, avevo bisogno, in un certo senso, di fare finalmente conoscenza carnale con questo artista che ha parole e musica che mi scuotono sempre dentro.
Sono arrivata in stazione a Venezia, con la città illuminata resistente al buio. Venezia normalmente mi predispone l'animo all'idea del sogno, all'idea dell'alternativo, immaginarsi le calli percorse da donne e uomini imparruccati, in altri tempi e altre vite mi lega alle corde dei passati e presenti.
Sono arrivata in teatro e mi sono seduta al mio posto, in attesa, tra i suoni di civette e una nebbia sottile.
Poi inizia il concerto, ombre e suoni che si mescolano e mi fanno entrare in un mondo tra l'onirico e il selvaggio. Parto per il mio viaggio nei mondi di Vinicio dove la malinconia si mescola al sorriso, la follia alla bellezza e la goliardia alla serietà.
Un concerto dal vivo è qualcosa che io reputo speciale, è un incontro intimo e personale con la musica e la vita di una persona, questo pensiero mi mette un po' in imbarazzo, mi sembra di invadere uno spazio personale e privato, ma è questo in fondo il bello dell'arte: che trasforma il privato in universale, questo è ciò che mi affascina di più, scorgere tra le note e le parole una vita viva, raccolta nello spazio di poche ore, che assomiglia sorprendentemente alla mia.
Una favola musicata dopo l'altra, le ombre definiscono e svaniscono. La musica diventa parte dell'aria che si respira, non la ascolto più solo con le orecchie ma con il corpo, entra con il respiro e dai polmoni va la cuore, allo stomaco, al fegato, vibrando e seminando emozioni vivide, che si assommano e si contrastano, fino a sgorgare dagli occhi.
Poi le ombre lasciano il posto ad altri luoghi, mentre il concerto continua mi ritrovo a fare mille pensieri, trascinati dalle parole, la musica ma anche solo il suono delle parole di per se già musica. Ad un certo punto chiudo gli occhi e la risacca della musica arriva ancora più forte.
Finisce il concerto e resto un po' a metà, sospesa con la testa in questo mondo vero di fantasia. E' la sensazione che amo di più, lo strascico dell'arte, della creatività, che mi avvolge come un bel mantello per un paio di giorni.
Sono grata a Vinicio per avermi permesso di sbirciare dalla sua finestra, è stato bellissimo.
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