Il mio contatto con la Danza Orientale è stato un po' diverso dal solito. Dopo essermi laureata in Lingue Orientali a Venezia ho iniziato a frequentare il primo corso di danza, entrando in un mondo che per me non era sconosciuto o esotico, ma al contrario famigliare e quotidiano, grazie anche a un soggiorno di tre mesi a Sana'a in Yemen, allora ancora visitabile e non dilaniato come è oggi.
Danzare alle feste per sole donne, danzare con le amiche a casa loro durante il week end, sentire la musica letteralmente dovunque mi ha permesso di comprendere la danza e di inserirla più facilmente in contesti sociali e storici. La prima volta che ho visto un Muwashshah conoscevo la poesia e la storia dei luoghi in cui questa forma poetica è nata, la danza ha subito acquisito un significato più stratificato e profondo, non per questo migliore ma più informato. Di questo vorrei scrivere oggi in questo nuovo post, dell'importanza dell'informazione/formazione e della sua affidabilità.
Che la si faccia per "divertimento" o con aspirazioni professionali questa danza è e resta l'espressione culturale dei popoli che la praticano.
Gli studi "orientali" non sono una novità, in particolare gli studi sul "Medio Oriente" hanno una lunga tradizione anche in Italia, vi sono molti studiosi anche contemporanei che varrebbe la pena leggere, ma oggi vorrei parlare di studi storici, cioè come nel tempo le culture altre sono state studiate, analizzate e decodificate. Nonostante l'abbondanza di informazioni e risorse reperibili oggi, per me i libri sono comunque una risorsa fondamentale e primaria, alcuni più di altri mi hanno aiutata a espandere il mio punto di osservazione, a mutare e a evolvere la mia visione di questi mondi distanti e vicini allo stesso tempo.
Uno di questi libri a cui ritorno spesso e che non smetto mai di promuovere è "Il fascino dell'Islam" di Maxime Rodinson, Dedalo edizioni. Perchè questo libro? Perchè oggi il problema non è più reperire le informazioni ma piuttosto imparare a capire come distinguere tra la storia, la leggenda, i miti e la propaganda.
Studiare la storia, lo sviluppo degli studi legati al "Medio Oriente", le circostanze storiche e politiche che hanno influenzato questi studi nelle diverse epoche, comprendere come le informazioni sono state trasmesse, tradotte o qualche volta travisate, per giungere a noi travestite da verità credo sia fondamentale per rendere giustizia a questa arte e per riuscire a viverla pienamente, che lo si faccia per passatempo o per la vita, e anche per scrollarsi di dosso qualche pregiudizio e preconcetto che spesso dice molto di più su "Noi" che su "Loro".
Per concludere non vi riassumerò il libro, perchè non voglio influenzare la vostra lettura, ma sarò ben felice di scambiare idee, opinioni e quant'altro con chi deciderà di leggerlo.
La Danza Orientale, storia, cultura, idee, riflessioni di Francesca Calloni, insegnante e studiosa di Danza Orientale.
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venerdì 7 settembre 2018
Che Storia è??
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lunedì 23 aprile 2018
Bal Anat per me
é già passata qualche settimana dall'intenso Bal Anat Tour in Europa. Mi ero ripromessa di scrivere un post su questa esperienza per me così speciale, ma pur avendo mille cose per la testa, l'esperienza è stata così intensa che forse avrò bisogno di un anno per riuscire davvero a metabolizzare tutto quello che ho vissuto e scoperto facendo di nuovo parte di Bal Anat.
Ci sono però alcune cose che mi sono rimaste dentro, che ho notato, e ho apprezzato e che sento il bisogno di condividere.
Prima di tutto il valore di partire da una base di studio comune solida, una tecnica che permette di studiare le coreografie in modo indipendente, garantendo una uniformità che ha poi bisogno solo di un paio di giorni per essere trasformata in una performance di gruppo caratterizzata non solo dal sincronismo tecnico, ma da una profondità emotiva che permette di essere un gruppo anche dal punto di vista emotivo/creativo, (per arrivare a questo si lavora molto sia sulla sincronizzazione che sull'affiatamento del gruppo, pescando da diverse tecniche della danza e del movimento).
Mentre si impara la coreografia viene posta grande attenzione anche alla componente emotiva che è parte fondante di un movimento danzato sentito e non "riprodotto", ad ogni coreografia corrispondono non solo dei passi, ma anche un mood, un'ambientazione e una ricerca personale che permetta ad ogni danzatrice di ri-trovare se stessa, il proprio significato, la propria essenza nella Tribe che rappresenta. (un esempio di questo processo creativo è il collage che trovate qui sotto)
Ci sono però alcune cose che mi sono rimaste dentro, che ho notato, e ho apprezzato e che sento il bisogno di condividere.
Prima di tutto il valore di partire da una base di studio comune solida, una tecnica che permette di studiare le coreografie in modo indipendente, garantendo una uniformità che ha poi bisogno solo di un paio di giorni per essere trasformata in una performance di gruppo caratterizzata non solo dal sincronismo tecnico, ma da una profondità emotiva che permette di essere un gruppo anche dal punto di vista emotivo/creativo, (per arrivare a questo si lavora molto sia sulla sincronizzazione che sull'affiatamento del gruppo, pescando da diverse tecniche della danza e del movimento).
Mentre si impara la coreografia viene posta grande attenzione anche alla componente emotiva che è parte fondante di un movimento danzato sentito e non "riprodotto", ad ogni coreografia corrispondono non solo dei passi, ma anche un mood, un'ambientazione e una ricerca personale che permetta ad ogni danzatrice di ri-trovare se stessa, il proprio significato, la propria essenza nella Tribe che rappresenta. (un esempio di questo processo creativo è il collage che trovate qui sotto)
Un'altra cosa che mi lascia senza parole è l'energia che si crea sul palco tra tutti noi, che sia una prova generale o lo spettacolo vero e proprio, ma anche l'energia che viene trasmessa al pubblico, che non è semplice "spettatore", ma è catturato e portato nel nostro mondo, come ho già detto in qualche post, questo non è uno spettacolo, ma una vera e propria esperienza.
Da un punto di vista personale per me aver fatto parte di Bal Anat in Europa è stata una sfida, un traguardo, un inizio e una fine, una frustrazione e una immensa soddisfazione, una conferma e la scintilla del dubbio, insomma tante cose, non sempre coerenti, ma di sicuro importanti per il mio percorso di danzatrice, ma anche e soprattutto del mio percorso di crescita come persona.
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martedì 5 dicembre 2017
Il fascino del movimento.
Lo confesso, sono sempre stata affascinata e anche un po' ossessionata dal movimento. Fin da piccola, quando guardavo i vecchi musical con Fred Astaire e Gene Kelly, cercavo di imitare, replicare la leggerezza, i passi, la danza, che vedevo irradiarsi dal piccolo schermo.
La danza è stato il mio primo amore, dal Bolero di Béjart in poi, un corpo smosso dalla musica mi ha sempre trasmesso emozioni indefinibili ma così profonde che seppure senza nome, non sono per questo meno emozionanti.
Crescendo, le mie esperienze a contatto con altre culture, hanno regalato alla mia fantasia nuovi spunti e immaginari di movimento. Ogni cultura contiene in se caratteristiche di movimento peculiari e allo stesso tempo universali. Questo sommesso filo conduttore che spesso si rivela nella danza, nelle danze di diverse culture mi ha offerto orizzonti di movimento più vasti, che si intersecano e si allontanano, che offrono al corpo, ai corpi nuove possibilità espressive.
L'incontro con la danza educativa è stato, in un certo senso, l'ultimo anello di una catena di movimento in movimento. Questo diverso punto di vista mi ha permesso non solo di darmi una definizione personale di ciò che per me è danza, ma anche di comprendere meglio cosa mi colpisce, cosa mi emoziona di un movimento, di un corpo che danza la propria danza, mi ha permesso di sviluppare sempre di più la mia consapevolezza, il mio stare nel momento danzato, ma mi ha anche donato un regalo tra i più belli: la capacità di vedere la danza ovunque.
Avete mai camminato per la vostra città, il vostro paese con le cuffiette nelle orecchie e la musica che sovrasta e copre i rumori esterni? Immergendo, immaginando tutto ciò che vi circonda in una specie di improvvisazione danzante inconsapevole? Avete mai notato come tutto "va a ritmo" anche se la musica la sentite solo voi?
Io mi ritrovo a farlo spesso, anche senza musica ormai, trovando il suono nel movimento delle persone, nel ritmo della loro camminata, nella gestualità. Mi immergo nella poesia del corpo umano, ed ogni volta mi meraviglio della potenza espressiva del corpo. Seduta su una panchina mi ritrovo ad assaporare l'unisono di due persone che camminano fianco a fianco, i passi incerti di un bimbo che esplora, il piacere pervasivo dell'energia di una corsa, del rincorrersi dei bambini. La cadenza goffa e bella di un corpo adolescente che si adatta alla sua evoluzione fisica. Tutto questo mi regala ogni volta una sorta di serenità e di piacere profondo e intimo, credo sia per questo che insegno danza, perchè osservare le allieve esplorare le proprie potenzialità nella danza mi commuove, mi scuote. Vederle sviluppare e esplorare la propria voce danzante mi emoziona e spero ci saranno sempre allieve che mi permetteranno di assistere a questo meraviglioso spettacolo. Per tutti gli altri "miei" danzatori inconsapevoli li ringrazio per rinnovare ogni volta il mio amore per il movimento, in qualsiasi sua forma.
La danza è stato il mio primo amore, dal Bolero di Béjart in poi, un corpo smosso dalla musica mi ha sempre trasmesso emozioni indefinibili ma così profonde che seppure senza nome, non sono per questo meno emozionanti.
Crescendo, le mie esperienze a contatto con altre culture, hanno regalato alla mia fantasia nuovi spunti e immaginari di movimento. Ogni cultura contiene in se caratteristiche di movimento peculiari e allo stesso tempo universali. Questo sommesso filo conduttore che spesso si rivela nella danza, nelle danze di diverse culture mi ha offerto orizzonti di movimento più vasti, che si intersecano e si allontanano, che offrono al corpo, ai corpi nuove possibilità espressive.
L'incontro con la danza educativa è stato, in un certo senso, l'ultimo anello di una catena di movimento in movimento. Questo diverso punto di vista mi ha permesso non solo di darmi una definizione personale di ciò che per me è danza, ma anche di comprendere meglio cosa mi colpisce, cosa mi emoziona di un movimento, di un corpo che danza la propria danza, mi ha permesso di sviluppare sempre di più la mia consapevolezza, il mio stare nel momento danzato, ma mi ha anche donato un regalo tra i più belli: la capacità di vedere la danza ovunque.
Avete mai camminato per la vostra città, il vostro paese con le cuffiette nelle orecchie e la musica che sovrasta e copre i rumori esterni? Immergendo, immaginando tutto ciò che vi circonda in una specie di improvvisazione danzante inconsapevole? Avete mai notato come tutto "va a ritmo" anche se la musica la sentite solo voi?
Io mi ritrovo a farlo spesso, anche senza musica ormai, trovando il suono nel movimento delle persone, nel ritmo della loro camminata, nella gestualità. Mi immergo nella poesia del corpo umano, ed ogni volta mi meraviglio della potenza espressiva del corpo. Seduta su una panchina mi ritrovo ad assaporare l'unisono di due persone che camminano fianco a fianco, i passi incerti di un bimbo che esplora, il piacere pervasivo dell'energia di una corsa, del rincorrersi dei bambini. La cadenza goffa e bella di un corpo adolescente che si adatta alla sua evoluzione fisica. Tutto questo mi regala ogni volta una sorta di serenità e di piacere profondo e intimo, credo sia per questo che insegno danza, perchè osservare le allieve esplorare le proprie potenzialità nella danza mi commuove, mi scuote. Vederle sviluppare e esplorare la propria voce danzante mi emoziona e spero ci saranno sempre allieve che mi permetteranno di assistere a questo meraviglioso spettacolo. Per tutti gli altri "miei" danzatori inconsapevoli li ringrazio per rinnovare ogni volta il mio amore per il movimento, in qualsiasi sua forma.
venerdì 10 febbraio 2017
Primi passi ...
Mi capita ultimamente di pensare alle mie prime esperienze di danza, ai miei primi passi in questo mondo, a chi è diventato per me non solo un insegnante, ma una fonte continua di ispirazione e un mentore.
Ho fatto molti stage nella mia vita di danzatrice, ed alcuni si conservano più vividi di altri. Ricordo ancora, al mio primo stage con Mona Habib, la fatica e la concentrazione per imparare la coreografia, ma ricordo anche e sopratutto la bellezza del brano, il piacere di ritrovare, nelle sequenze che via via componevano la coreografia, un feeling unico con la musica, un racconto che seguiva i suoni, le battute, le pause: il corpo che raccontava la musica, il mio corpo che si ritrovava perfettamente a proprio agio nella visione che questa danzatrice aveva della musica araba.
Quello è stato il mio primo stage con Mona Habib e mi sono innamorata del suo stile, della sua eleganza, della sua pazienza e del suo amore per questa arte.
Da allora ne ho fatti molti altri, con lei e con altri danzatori e danzatrici, da tutti ho ricavato qualcosa di prezioso e importante, ma lavorare con Mona Habib, ancora oggi mi carica, dandomi mille spunti creativi.
Ancora oggi aspetto con una trepidazione quasi infantile il momento di entrare nella sala di danza con lei, di scoprire la nuova coreografia, di approfondire la tecnica, di scoprire qualcosa di più del suo talento creativo e della sua immensa conoscenza di questa danza.
Di fronte ad una certa "vena frenetica" che sembra contraddistinguere il trend della danza orientale attualmente, per me Mona Habib è un respiro profondo, è un passo fatto danza, vissuto nel momento, è modernità e tradizione insieme, è quello che voglio diventare da grande.
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sabato 17 dicembre 2016
E mi innamoro di nuovo di te...
L'altro giorno, mentre sceglievo la musica per la lezione, scorrendo tra la musica nel mio Ipod, un vecchio cd, che avevo comprato ad uno dei primi stage che avevo fatto un numero indefinito di anni fa, si è fatto nuovamente notare.
La musica è partita e mentre facevo riscaldamento con le mie allieve, hanno cominciato a riaffiorare ricordi ed emozioni. Ho scoperto che quella canzone è indissolubilmente legata al ricordo di uno dei miei primi stage. Riascoltarla oggi, dopo un periodo in cui la mia relazione con la danza orientale ha vissuto alti e bassi, riascoltare quella canzone non è stato un caso, è stato un nuovo spunto.
Mi sono ritrovata a pensare ai miei primi passi in questa forma d'arte, alle mie prime esperienze come allieva, la sensazione che tutto fosse lì per me da imparare, la gioia di sentire che ogni lezione, ogni stage portava qualcosa di più alla mia danza, la sensazione che ci fosse talmente tanto da imparare che non ce l'avrei mai fatta a conoscere tutto.
Ero nella prima fase dell'innamoramento, quando tutto è bello, positivo, intrigante, quando danzare ti fa sentire leggera, libera. Quando tutto è nuovo e preludio di scoperte incredibili.
Poi la danza diventa più "normale", inizia a far parte di te e come nelle relazioni con le persone cominci a scoprirne i "difetti", le difficoltà della vita quotidiana, le musiche diventano parte della routine, la tecnica si fissa e se da una parte sembra di fare meno fatica, dall'altra sembra che si restringa sempre di più il campo delle cose che restano da imparare. Ad un certo punto, diventa sempre più difficile entusiasmarsi, appassionarsi a qualcosa.
Nonostante tutto ho continuato sempre a fare stage e lezioni, ad approfondire la danza, nelle sue diverse accezioni, a esplorare nuovi modi di intendere la danza. Ma quello che prima mi era facile, quasi naturale, era diventato quasi insopportabile.
Poi altre strade si sono aperte, ho incontrato nuove persone, nuove danzatrici, nuovi modi di fare danza orientale e la scintilla aveva ravvivato il fuoco, ma non era più come prima.
L'altro giorno invece riascoltando Fakkarouni, (una delle perle della musica Araba), qualcosa di nuovo è successo: mi sono ritrovata a ri-innamorarmi di nuovo come tanti anni fa, della Danza Orientale.
Il mio corpo, il mio cuore, la mia mente, hanno ripercorso i passi e la sensazione di gioia totale, quasi infantile, l'emozione che avevo provato quel giorno imparando la coreografia su questa canzone, facendo fatica, ma sentendo la musica scorrere nei miei movimenti, ancora impacciati, ma vissuti.
Stamattina rileggendo il testo della canzone mi sono scoperta a sorridere, quale altra canzone se non una che parlava di memorie e sentimenti mai sopiti, poteva essere la messaggera della rinascita del mio amore per questa danza!? Così ho deciso di scrivere questo nuovo post, forse un po' delirante, (ma in fondo l'amore è in parte delirio, no?), per raccontare a chi come me ha attraversato o sta attraversando un momento burrascoso con la Danza Orientale, che anche quel momento difficile è parte del viaggio nell'apprendimento di una forma d'arte, che anche se può essere difficile e doloroso a volte, quel momento difficile di abbandono e riscoperta, di odio/amore, forse proprio quel momento lì ci permetterà di riassaporare la danza ancora più profondamente. In fondo per essere felici, bisogna aver conosciuto anche la tristezza, e per me, nella danza è un po' così, dopo averla sentita così lontana ricongiungermi di nuovo con lei è un momento fondamentale per fare di me un'artista più completa, una persona più vera e serena. Non perdete la speranza ;)
Buona danza
Francesca
martedì 11 ottobre 2016
E' un classico!!??
Ciao, eccomi qua di nuovo per lasciar scorrere un po' di pensieri e riflessioni in libertà sulla Danza Orientale.
In quest'ultima settimana si sono insinuate spesso alcune parole nella mia vita di danzatrice: Tradizione, classico, autentico, folklore, stile, tutte parole non esclusivamente pertinenti alla danza, ma che anche nella danza trovano una loro collocazione. Sono parole importanti, che delineano concetti, che formano mondi, ma anche a volte pregiudizi e preconcetti, tentativi di "ingabbiare" in una visione statica una pratica che per sua stessa natura è dinamica e in costante cambiamento. Oggi vorrei solo proporvi degli spunti di lettura o un diverso punto di vista, nessuna certezza, solo condivisione.
La Danza Orientale, (in senso molto ampio quell'insieme di danze che sono praticate a vari livelli in "Medio Oriente"), ha una storia documentata relativamente giovane, spesso sistematizzata al di fuori del suo ambiente originario, (ma di questo parlerò in un altro post), che ha portato con se alcune supposizioni o interpretazioni, con il tempo diventate assiomi. Ci troviamo così a discutere di cosa sia "Classico", qual'è la vera danza "Autentica", quale sia la "Tradizione" e il "Folklore/folclore". Come "etichettare" le nuove evoluzioni, che sono sempre presenti nella storia di tutti i movimenti danzati. Chi mi conosce sa che credo profondamente nel valore delle parole e nel loro uso "consapevole", ma credo sia anche importante mantenere uno sguardo d'insieme quando si parla di un mondo fatto di migliaia di interpretazioni diverse, tante quante forse sono le praticanti di questa danza.
Oggi quindi non intendo svalutare il significato delle parole che ho citato, ma piuttosto vorrei mettere in prospettiva il loro valore rispetto al mondo attuale della Danza Orientale e alla storia di questa nostra danza.
Tradizione: Il complesso delle memorie, notizie, testimonianze, sia scritte che orali, trasmesse da una generazione all'altra. L'insieme degli usi e costumi trasmessi da una generazione all'altra, fino a costituirsi in regole. Entrambe queste definizioni hanno un presupposto importante alla base, la TRASMISSIONE da una generazione all'altra di usi, notizie, che con il tempo acquisiscono valore e si trasformano in punti saldi, per le società, per le nazioni ma anche per le persone. Ma le tradizioni non nascono "antiche" ma lo diventano con la sedimentazione nelle generazioni che si susseguono. Questo credo sia importante ricordare, quando usiamo questa parola nel contesto della Danza Orientale, ciò che oggi è una tradizione è tale perchè lo è diventata con il tempo e paradossalmente una tradizione sopravvive solo se resta viva nella società in cui si insedia.
Classico: Di altissimo valore culturale e artistico, tanto da poter essere preso a modello. Opera o autore rappresentativo di una determinata epoca o cultura. Anche questa è una parola molto importante, perchè ci aiuta a mettere un po' di ordine nella storia e nelle notizie che costellano il mondo della Danza Orientale, ma anche qui è utile secondo me, mettere il termine in prospettiva, ciò che oggi noi etichettiamo come classico, spesso "a suo tempo" era una innovazione, se non addirittura una rivoluzione artistica e/o culturale, penso ad artisti come Abdel Wahab, oggi annoverato tra i "classici", ma che a suo tempo invece propose cambiamenti e sconvolgimenti da molti considerati non in linea con la Tradizione della musica Araba. Oggi le sue canzoni sono un Must da conoscere per ogni danzatrice che si rispetti.
Folklore/folclore: L'insieme delle tradizioni popolari e delle loro manifestazioni in quanto oggetto di studio o di interesse. L'aspetto più superficialmente pittoresco di un ambiente o di una situazione. Di questa parola è interessante anche l'etimologia, parola inglese composta di due parole Folk: popolo e Lore: dottrina. Anche questa è una parola che compare spesso nel nostro mondo della Danza Orientale, proprio perchè è una danza che si è sprigionata dal basso, dalla gente, ed è stata "sistematizzata" solo in seguito. Anche qui però, è necessario ricordare che è un termine che può raccogliere in se molte manifestazioni, a volte vicine a volte invece molto lontane dalla "dottrina del popolo". In particolare quando parliamo di Danza Orientale e Folklore dobbiamo ricordare che la danza "popolare" quando è portata sul palcoscenico subisce degli adattamenti, perchè per loro natura le danze popolari non sono nate per essere "guardate" ma per essere danzate, sono di solito quindi composte da strutture semplici e ripetitive, codici motori famigliari e facilmente acquisiti dalle persone che vi partecipano. quando la stessa danza viene "esposta" ad un pubblico non può mantenere la stessa struttura, che risulterebbe poco interessante a chi non partecipa ma guarda soltanto, ma subisce alcune alterazioni (più o meno importanti), viene "Teatralizzata" resa adatta ad una visione passiva e non più alla partecipazione attiva. Questo mutamento non significa necessariamente che abbiamo "tradito la tradizione", ma piuttosto che, nella danza e nelle sue declinazioni è importante conoscere e riconoscere stili e tradizioni, ricordandosi che però tutto ha senso se contestualizzato.
Oggi vi lascio così, con tutte queste parole e idee con cui giocare, costruire, approfondire, e con una frase di una canzone che ogni volta mi sale alla mente quando penso alla storia e alle tradizioni: "If you know your history, then you will know where you're coming from...".
Definizioni tratte da: Nuovo Devoto Oli Compatto. Dizionario della lingua italiana. Le Monnier
Testo canzone "Buffalo Soldier" Bob Marley.
In quest'ultima settimana si sono insinuate spesso alcune parole nella mia vita di danzatrice: Tradizione, classico, autentico, folklore, stile, tutte parole non esclusivamente pertinenti alla danza, ma che anche nella danza trovano una loro collocazione. Sono parole importanti, che delineano concetti, che formano mondi, ma anche a volte pregiudizi e preconcetti, tentativi di "ingabbiare" in una visione statica una pratica che per sua stessa natura è dinamica e in costante cambiamento. Oggi vorrei solo proporvi degli spunti di lettura o un diverso punto di vista, nessuna certezza, solo condivisione.
La Danza Orientale, (in senso molto ampio quell'insieme di danze che sono praticate a vari livelli in "Medio Oriente"), ha una storia documentata relativamente giovane, spesso sistematizzata al di fuori del suo ambiente originario, (ma di questo parlerò in un altro post), che ha portato con se alcune supposizioni o interpretazioni, con il tempo diventate assiomi. Ci troviamo così a discutere di cosa sia "Classico", qual'è la vera danza "Autentica", quale sia la "Tradizione" e il "Folklore/folclore". Come "etichettare" le nuove evoluzioni, che sono sempre presenti nella storia di tutti i movimenti danzati. Chi mi conosce sa che credo profondamente nel valore delle parole e nel loro uso "consapevole", ma credo sia anche importante mantenere uno sguardo d'insieme quando si parla di un mondo fatto di migliaia di interpretazioni diverse, tante quante forse sono le praticanti di questa danza.
Oggi quindi non intendo svalutare il significato delle parole che ho citato, ma piuttosto vorrei mettere in prospettiva il loro valore rispetto al mondo attuale della Danza Orientale e alla storia di questa nostra danza.
Tradizione: Il complesso delle memorie, notizie, testimonianze, sia scritte che orali, trasmesse da una generazione all'altra. L'insieme degli usi e costumi trasmessi da una generazione all'altra, fino a costituirsi in regole. Entrambe queste definizioni hanno un presupposto importante alla base, la TRASMISSIONE da una generazione all'altra di usi, notizie, che con il tempo acquisiscono valore e si trasformano in punti saldi, per le società, per le nazioni ma anche per le persone. Ma le tradizioni non nascono "antiche" ma lo diventano con la sedimentazione nelle generazioni che si susseguono. Questo credo sia importante ricordare, quando usiamo questa parola nel contesto della Danza Orientale, ciò che oggi è una tradizione è tale perchè lo è diventata con il tempo e paradossalmente una tradizione sopravvive solo se resta viva nella società in cui si insedia.
Classico: Di altissimo valore culturale e artistico, tanto da poter essere preso a modello. Opera o autore rappresentativo di una determinata epoca o cultura. Anche questa è una parola molto importante, perchè ci aiuta a mettere un po' di ordine nella storia e nelle notizie che costellano il mondo della Danza Orientale, ma anche qui è utile secondo me, mettere il termine in prospettiva, ciò che oggi noi etichettiamo come classico, spesso "a suo tempo" era una innovazione, se non addirittura una rivoluzione artistica e/o culturale, penso ad artisti come Abdel Wahab, oggi annoverato tra i "classici", ma che a suo tempo invece propose cambiamenti e sconvolgimenti da molti considerati non in linea con la Tradizione della musica Araba. Oggi le sue canzoni sono un Must da conoscere per ogni danzatrice che si rispetti.
Folklore/folclore: L'insieme delle tradizioni popolari e delle loro manifestazioni in quanto oggetto di studio o di interesse. L'aspetto più superficialmente pittoresco di un ambiente o di una situazione. Di questa parola è interessante anche l'etimologia, parola inglese composta di due parole Folk: popolo e Lore: dottrina. Anche questa è una parola che compare spesso nel nostro mondo della Danza Orientale, proprio perchè è una danza che si è sprigionata dal basso, dalla gente, ed è stata "sistematizzata" solo in seguito. Anche qui però, è necessario ricordare che è un termine che può raccogliere in se molte manifestazioni, a volte vicine a volte invece molto lontane dalla "dottrina del popolo". In particolare quando parliamo di Danza Orientale e Folklore dobbiamo ricordare che la danza "popolare" quando è portata sul palcoscenico subisce degli adattamenti, perchè per loro natura le danze popolari non sono nate per essere "guardate" ma per essere danzate, sono di solito quindi composte da strutture semplici e ripetitive, codici motori famigliari e facilmente acquisiti dalle persone che vi partecipano. quando la stessa danza viene "esposta" ad un pubblico non può mantenere la stessa struttura, che risulterebbe poco interessante a chi non partecipa ma guarda soltanto, ma subisce alcune alterazioni (più o meno importanti), viene "Teatralizzata" resa adatta ad una visione passiva e non più alla partecipazione attiva. Questo mutamento non significa necessariamente che abbiamo "tradito la tradizione", ma piuttosto che, nella danza e nelle sue declinazioni è importante conoscere e riconoscere stili e tradizioni, ricordandosi che però tutto ha senso se contestualizzato.
Oggi vi lascio così, con tutte queste parole e idee con cui giocare, costruire, approfondire, e con una frase di una canzone che ogni volta mi sale alla mente quando penso alla storia e alle tradizioni: "If you know your history, then you will know where you're coming from...".
Definizioni tratte da: Nuovo Devoto Oli Compatto. Dizionario della lingua italiana. Le Monnier
Testo canzone "Buffalo Soldier" Bob Marley.
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mercoledì 28 settembre 2016
Chi sono e perché scrivo di Danza ...
Ciao mi presento, sono Francesca, mi sono avvicinata allo studio della Danza Orientale dopo essermi laureata in Lingue e Letterature Orientali (quadriennale lingua araba) a Ca' Foscari nel febbraio del 2000. La Danza Orientale è entrata ufficialmente nella mia vita nel 1997, durante un soggiorno studio in Yemen, lì per la prima volta, durante i pranzi e le feste a casa di amiche ho scoperto questa incredibile arte, espressione non solo del mondo femminile, ma di cultura/culture che in Occidente liquidiamo grossolanamente con il termine Medio Orientale.
Sono passati un po' di anni da quel primo incontro e oggi mi ritrovo ancora ad innamorarmi e stupirmi dei meravigliosi mondi che questa Arte custodisce. Non mi dilungo oltre sul mio percorso di formazione, perché lo puoi reperire tranquillamente nel web, lo scopo di questo blog non è infatti raccontare chi sono, ma appunto Pensare la Danza, perché la Danza è pratica, ma è anche pensiero, riflessione, discussione, approfondimento ed è questo il fine principale di questo ennesimo blog sulla Danza Orientale.
La mia formazione accademica mi ha sempre portato a "guardare oltre" il movimento, e la declinazione storico-culturale dei miei studi mi ha portato ad avere uno sguardo "accademico" che non si accontenta della spiegazione più "appetibile", ma cerca fonti, motivazioni, fatti a supporto di ciò che mi trovo ogni giorno ad imparare, e re-imparare.
Questo blog vorrebbe diventare, da grande, un luogo di ritrovo, di riflessione, di discussione e di condivisione sulla Danza Orientale nei suoi diversi aspetti. Non possiedo verità assolute e nemmeno mi interessano, ma non sono capace di accettare la frase: "perché è così" come una valida motivazione per sostenere un qualsiasi punto di vista, nella Danza come nella Vita.
Spero quindi di condividere con te: danzatore, danzatrice, curioso, curiosa :) riflessioni, pensieri e nozioni che possano diventare un punto di partenza, per nuovi Percorsi di Danza.
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