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lunedì 18 settembre 2017

Si riparte .....

Eccoci qua, di nuovo a settembre, l'estate ha già lasciato il posto all'autunno ed è arrivato il momento di ripartire con le attività: lavoro, scuola, famiglia, impegni ... e poi c'è la danza.
Come ogni anno questo è un momento rivelatore: chi fa le sue cose, chi un po' se la prede, chi discute, chi ironizza, insomma c'è un po' di tutto e anche qualcosa in più. Anche io come ogni anno mi trovo a rifare la pubblicità per i miei corsi, progetto nuove attività, sogno nuove opportunità... e poi la realtà si insinua e mi vengono mille dubbi, ci sarà qualcuno a cui interessa? Avrò davvero qualcosa di diverso da offrire? Beh in fondo credo di si, se no non starei qui a scrivere, a condividere, a mettermi in gioco di nuovo, ma l'altra parte del "problema" è: ci sarà qualcuno la fuori pronto per le cose che ho da dire? Per le cose che ho da proporre? A questa domanda non riesco mai a dare una risposta certa, ma non mi stanco di cercare di trasmettere la mia passione, il mio rispetto e la fatica anche che questa danza fa fare. Si perchè spesso ci dimentichiamo che la "fatica" è una componente fondamentale della scoperta, della ricerca, ma non parlo di fatica in senso negativo, ma in senso positivo, la fatica è per me l'impegno che ci si mette soprattutto quando è più difficile farlo, per migliorare noi stessi, non rispetto ad uno standard predefinito ma ai traguardi che ogni uno di noi, consapevolmente e inconsapevolmente si pone. quindi buona fatica e tante soddisfazioni a tutte voi la fuori alla ricerca del vostro posto nella danza.

sabato 10 giugno 2017

Pensieri sparsi di un'insegnante...

Qualche anno fa parlando con una persona del mio approccio all'insegnamento, mi fu detto che sbagliavo a dire alle allieve che, anche io, nel mio percorso personale di studio, ritrovavo le stesse difficoltà che avevano loro in questo momento, mi disse che non avrei dovuto ammettere le mie "difficoltà" personali perchè dovevo apparire ai miei studenti come un punto di riferimento forte, stabile, fisso. Questa cosa mi è un po' rimasta dentro, scatenando nel tempo riflessioni e dubbi sul mio ruolo di insegnante. Da una parte capisco perfettamente che un'insegnante debba essere una sorta di "meta" per l'allieva, dovremmo essere un'ispirazione, e per esserlo non possiamo vacillare (troppo), dobbiamo offrire alcuni punti fissi, certi, nel percorso di apprendimento che proponiamo agli studenti, dall'altra però credo sia anche fondamentale mantenere un'immagine reale e realistica del percorso di apprendimento. Credo sia importante, soprattutto quando le allieve arrivano ad un plateau nelle proprie competenze, essere il vivo esempio che valga la pena andare sempre un po' più in là, provare a trovare e superare un nuovo limite, trasformare le proprie paure in carburante, non avere insomma paura di imparare qualcosa di nuovo, per quanto frustrante questo possa essere. A mio avviso per poter insegnare si dovrebbe essere capaci di ricordare quando eravamo noi allieve e allo stesso tempo dimenticarlo, ricordare che accanto all'empatia dovrebbe starci anche la "pretesa" che ogni studente dia il massimo che può dare, per imparare qualcosa sulla danza e su se stessi. Forse è per questo che da fuori appaio come un'insegnante un po' inflessibile, "seria" (che a volte lo ammetto mi sembra sia visto come un difetto), che da troppi stimoli. Ve lo dico, non sono capace di essere diversa, spingo gli altri perchè è quello che faccio con me stessa. Non sono capace di pensare che sono arrivata, che così è abbastanza, e non riesco ad "accontentarmi" anche quando ho davanti uno studente di cui vedo il potenziale, (qualunque esso sia). Allo stesso modo non sono capace di pensare alle mie allieve come a qualcosa di mio. Le allieve sono in prestito, di passaggio, ciò che posso fare io per loro è provare ad essere una parte importante del loro percorso, e quando se ne vanno essere un insegnante da ricordare. Non è facile, mi affeziono e mi dispiace quando qualcuna smette, se ne va in un'altra scuola, da un'altra insegnante, ma anche io da allieva ho fatto lo stesso, ho cercato ispirazione in diversi insegnanti, da allieva ho vissuto sentimenti contrastanti verso chi mi stava insegnando, siamo persone, io per prima, credo sia importante ricordarlo, per questo penso sia fondamentale mostrare alle allieve che anche noi affrontiamo le stesse paure, le stesse frustrazioni, non per "mettersi nei loro panni", ma per mostrare loro che nella danza (come nella vita) non esiste "facile", ma affrontabile, superabile. 

venerdì 10 febbraio 2017

Primi passi ...

Mi capita ultimamente di pensare alle mie prime esperienze di danza, ai miei primi passi in questo mondo, a chi è diventato per me non solo un insegnante, ma una fonte continua di ispirazione e un mentore. 
Ho fatto molti stage nella mia vita di danzatrice, ed alcuni si conservano più vividi di altri. Ricordo ancora, al mio primo stage con Mona Habib, la fatica e la concentrazione per imparare la coreografia, ma ricordo anche e sopratutto la bellezza del brano, il piacere di ritrovare, nelle sequenze che via via componevano la coreografia, un feeling unico con la musica, un racconto che seguiva i suoni, le battute, le pause: il corpo che raccontava la musica, il mio corpo che si ritrovava perfettamente a proprio agio nella visione che questa danzatrice aveva della musica araba. 
Quello è stato il mio primo stage con Mona Habib e mi sono innamorata del suo stile, della sua eleganza, della sua pazienza e del suo amore per questa arte.
Da allora ne ho fatti molti altri, con lei e con altri danzatori e danzatrici, da tutti ho ricavato qualcosa di prezioso e importante, ma lavorare con Mona Habib, ancora oggi mi carica, dandomi mille spunti creativi. 
Ancora oggi aspetto con una trepidazione quasi infantile il momento di entrare nella sala di danza con lei, di scoprire la nuova coreografia, di approfondire la tecnica, di scoprire qualcosa di più del suo talento creativo e della sua immensa conoscenza di questa danza. 
Di fronte ad una certa "vena frenetica" che sembra contraddistinguere il trend della danza orientale attualmente, per me Mona Habib è un respiro profondo, è un passo fatto danza, vissuto nel momento, è modernità e tradizione insieme, è quello che voglio diventare da grande. 

   

martedì 11 ottobre 2016

E' un classico!!??

Ciao, eccomi qua di nuovo per lasciar scorrere un po' di pensieri e riflessioni in libertà sulla Danza Orientale.
 In quest'ultima settimana si sono insinuate spesso alcune parole nella mia vita di danzatrice: Tradizione, classico, autentico, folklore, stile, tutte parole non esclusivamente pertinenti alla danza, ma che anche nella danza trovano una loro collocazione. Sono parole importanti, che delineano concetti, che formano mondi, ma anche a volte pregiudizi e preconcetti, tentativi di "ingabbiare" in una visione statica una pratica che per sua stessa natura è dinamica e in costante cambiamento. Oggi vorrei solo proporvi degli spunti di lettura o un diverso punto di vista, nessuna certezza, solo condivisione.

La Danza Orientale, (in senso molto ampio quell'insieme di danze che sono praticate a vari livelli in "Medio Oriente"), ha una storia documentata relativamente giovane, spesso sistematizzata al di fuori del suo ambiente originario, (ma di questo parlerò in un altro post), che ha portato con se alcune supposizioni o interpretazioni, con il tempo diventate assiomi. Ci troviamo così a discutere di cosa sia "Classico", qual'è la vera danza "Autentica", quale sia la "Tradizione" e il "Folklore/folclore". Come "etichettare" le nuove evoluzioni, che sono sempre presenti nella storia di tutti i movimenti danzati. Chi mi conosce sa che credo profondamente nel valore delle parole e nel loro uso "consapevole", ma credo sia anche importante mantenere uno sguardo d'insieme quando si parla di un mondo fatto di migliaia di interpretazioni diverse, tante quante forse sono le praticanti di questa danza.

Oggi quindi non intendo svalutare il significato delle parole che ho citato, ma piuttosto vorrei mettere in prospettiva il loro valore rispetto al mondo attuale della Danza Orientale e alla storia di questa nostra danza. 
Tradizione: Il complesso delle memorie, notizie, testimonianze, sia scritte che orali, trasmesse da una generazione all'altra. L'insieme degli usi e costumi trasmessi da una generazione all'altra, fino a costituirsi in regole. Entrambe queste definizioni hanno un presupposto importante alla base, la TRASMISSIONE da una generazione all'altra di usi, notizie, che con il tempo acquisiscono valore e si trasformano in punti saldi, per le società, per le nazioni ma anche per le persone. Ma le tradizioni non nascono "antiche" ma lo diventano con la sedimentazione nelle generazioni che si susseguono. Questo credo sia importante ricordare, quando usiamo questa parola nel contesto della Danza Orientale, ciò che oggi è una tradizione è tale perchè lo è diventata con il tempo e paradossalmente una tradizione sopravvive solo se resta viva nella società in cui si insedia. 
Classico: Di altissimo valore culturale e artistico, tanto da poter essere preso a modello. Opera o autore rappresentativo di una determinata epoca o cultura. Anche questa è una parola molto importante, perchè ci aiuta a mettere un po' di ordine nella storia e nelle notizie che costellano il mondo della Danza Orientale, ma anche qui è utile secondo me, mettere il termine in prospettiva, ciò che oggi noi etichettiamo come classico, spesso "a suo tempo" era una innovazione, se non addirittura una rivoluzione artistica e/o culturale, penso ad artisti come Abdel Wahab, oggi annoverato tra i "classici", ma che a suo tempo invece propose cambiamenti e sconvolgimenti da molti considerati non in linea con la Tradizione della musica Araba. Oggi le sue canzoni sono un Must da conoscere per ogni danzatrice che si rispetti.
Folklore/folclore: L'insieme delle tradizioni popolari e delle loro manifestazioni in quanto oggetto di studio o di interesse. L'aspetto più superficialmente pittoresco di un ambiente o di una situazione. Di questa parola è interessante anche l'etimologia, parola inglese composta di due parole Folk: popolo e Lore: dottrina. Anche questa è una parola che compare spesso nel nostro mondo della Danza Orientale, proprio perchè è una danza che si è sprigionata dal basso, dalla gente, ed è stata "sistematizzata" solo in seguito. Anche qui però, è necessario ricordare che è un termine che può raccogliere in se molte manifestazioni, a volte vicine a volte invece molto lontane dalla "dottrina del popolo". In particolare quando parliamo di Danza Orientale e Folklore dobbiamo ricordare che la danza "popolare" quando è portata sul palcoscenico subisce degli adattamenti, perchè per loro natura le danze popolari non sono nate per essere "guardate" ma per essere danzate, sono di solito quindi composte da strutture semplici e ripetitive, codici motori famigliari e facilmente acquisiti dalle persone che vi partecipano. quando la stessa danza viene "esposta" ad un pubblico non può mantenere la stessa struttura, che risulterebbe poco interessante a chi non partecipa ma guarda soltanto, ma subisce alcune alterazioni (più o meno importanti), viene "Teatralizzata" resa adatta ad una visione passiva e non più alla partecipazione attiva. Questo mutamento non significa necessariamente che abbiamo "tradito la tradizione", ma piuttosto che, nella danza e nelle sue declinazioni è importante conoscere e riconoscere stili e tradizioni, ricordandosi che però tutto ha senso se contestualizzato.  
Oggi vi lascio così, con tutte queste parole e idee con cui giocare, costruire, approfondire, e con una frase di una canzone che ogni volta mi sale alla mente quando penso alla storia e alle tradizioni: "If you know your history, then you will know where you're coming from...".

Definizioni tratte da: Nuovo Devoto Oli Compatto. Dizionario della lingua italiana. Le Monnier
Testo canzone "Buffalo Soldier" Bob Marley.



mercoledì 28 settembre 2016

Chi sono e perché scrivo di Danza ...

Ciao mi presento, sono Francesca, mi sono avvicinata allo studio della Danza Orientale dopo essermi laureata in Lingue e Letterature Orientali (quadriennale lingua araba) a Ca' Foscari nel febbraio del 2000. La Danza Orientale è entrata ufficialmente nella mia vita nel 1997, durante un soggiorno studio in Yemen, lì per la prima volta, durante i pranzi e le feste a casa di amiche ho scoperto questa incredibile arte, espressione non solo del mondo femminile, ma di cultura/culture che in Occidente liquidiamo grossolanamente con il termine Medio Orientale. 
Sono passati un po' di anni da quel primo incontro e oggi mi ritrovo ancora ad innamorarmi e stupirmi dei meravigliosi mondi che questa Arte custodisce. Non mi dilungo oltre sul mio percorso di formazione, perché lo puoi reperire tranquillamente nel web, lo scopo di questo blog non è infatti raccontare chi sono, ma appunto Pensare la Danza, perché la Danza è pratica, ma è anche pensiero, riflessione, discussione, approfondimento ed è questo il fine principale di questo ennesimo blog sulla Danza Orientale. 
La mia formazione accademica mi ha sempre portato a "guardare oltre" il movimento, e la declinazione storico-culturale dei miei studi mi ha portato ad avere uno sguardo "accademico" che non si accontenta della spiegazione più "appetibile", ma cerca fonti, motivazioni, fatti a supporto di ciò che mi trovo ogni giorno ad imparare, e re-imparare. 
Questo blog vorrebbe diventare, da grande, un luogo di ritrovo, di riflessione, di discussione e di condivisione sulla Danza Orientale nei suoi diversi aspetti. Non possiedo verità assolute e nemmeno mi interessano, ma non sono capace di accettare la frase: "perché è così" come una valida motivazione per sostenere un qualsiasi punto di vista, nella Danza come nella Vita. 
Spero quindi di condividere con te: danzatore, danzatrice, curioso, curiosa :) riflessioni, pensieri e nozioni che possano diventare un punto di partenza, per nuovi Percorsi di Danza.