giovedì 29 settembre 2016

Orientalismo: il fascino dell'esotico

Ecco il primo post per inaugurare questa nuova avventura, il primo argomento che vorrei trattare è una questione che potrebbe essere vista come "puramente accademica", ma che dal mio punto di vista è invece fondamentale: la questione Orientalista, ossia il fascino dell'esotico. Il termine Orientalismo, (proposto da Edward Said nel suo libro omonimo), è un termine famigliare per chi proviene da un percorso universitario simile al mio, è una parola importante, che si riflette anche nel mondo della Danza Orientale, nell'immaginario ad essa sotteso. Ma partiamo dall'inizio, quando noi divulghiamo la Danza Orientale, parliamo non solo di movimento e corpo, ma anche e soprattutto di culture e mondi altri definiti solitamente Medio Orientali. Il termine "geografico" Medio Oriente comprende più o meno involontariamente in se una visione "di parte" è un termine che definisce la posizione di un'area rispetto all'Europa, termine nato quando l'Europa era ancora considerata il centro del mondo, è un termine che presuppone la definizione dell'altro come "contrapposto" a ciò che siamo noi. Quando Said ha proposto il termine Orientalismo faceva proprio riferimento a questa visione, figlia di un retaggio colonialista, che racchiudeva nella parola "Oriente" una visione edulcorata, riassunta in canoni e immaginari dipendenti dalla visione eurocentrica e colonialista, non dalle diverse e molteplici componenti Reali di questi territori, prediligendo invece questa entità/identità di comodo. Ma perché parlare di Orientalismo nella Danza Orientale? Perché questa visione Orientalista è molto più radicata di quanto si pensi, emerge distintamente ogni volta che ci accontentiamo di rappresentare una cultura altra da noi, attraverso stereotipi e preconcetti (noi italiani in questo siamo stati storicamente da entrambe le parti: l'italiano mafia pizza e mandolino ne è un esempio lampante e ancora attuale), emerge ogni volta che decidiamo di proporre questa danza come retaggio di un mondo "antico" fatto esclusivamente di piaceri e bellezza: l'Harem e il Sultano ad esempio, tralasciando gli aspetti di quel mondo che ci risultano scomodi, ostili o semplicemente incomprensibili. Ma se vogliamo davvero rendere onore a questa forma d'arte abbiamo il diritto e il dovere di esplorarne tutti gli aspetti, senza edulcorarne o modificarne la realtà per paura o "comodità". Con questo non voglio dire che non si può utilizzare l'immaginario dell'Harem o del Sultano o le favole leggendarie de "Le mille e una notte" che hanno innegabilmente il loro fascino e la loro bellezza, (ricordo peraltro che "Le mille e una notte" sono una raccolta di racconti di provenienza principalmente Persiana, non Araba), lo possiamo fare, ma con la consapevolezza che stiamo appunto proponendo un sogno, una nostra "Visione" e non ciò che questa danza è oggi in Egitto o in Turchia o in Libano. Per concludere vi propongo una lettura un po' più "leggera" del libro di Edward Said, ma altrettanto interessante, un libro che mi ha accompagnato durante tutto il mio corso di Laurea, il libro di Maxime Rodinson "Il fascino dell'Islam" edizioni Dedalo, in cui Rodinson ci racconta come l'Islam e i suoi territori sono stati studiati nel corso dei secoli da studiosi "occidentali".

3 commenti:

  1. Grazie Francesca per questa tua introduzione, è giusto e anche bello conoscere questa parte di una passione. Buona giornata

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