lunedì 21 novembre 2016

Parole di donna - pensieri su Fatema Mernissi

Ho un poster in casa mia su cui campeggia la scritta "C'è sempre un pezzetto di cielo verso cui si può alzare la testa", mi accoglie ogni volta, quando cammino in corridoio per darmi una nuova visione, una nuova possibilità. 
Le parole sono di una delle mie scrittrici preferite: Fatima o Fatema Mernissi. I suoi libri mi hanno accompagnato fin dai miei studi universitari, ogni volta proponendomi mondi diversi ma vicini, visioni di femminilità contrastanti ma reali e possibili. Mi sono chiesta spesso perchè le parole di questa studiosa, sociologa e scrittrice marocchina, mi siano così vicine e riescano a portare ogni volta una luce nuova nella lettura del femminile e non solo. 
Non so come mai, la mia mente associa la Mernissi a Jane Austen, ma se vado più a fondo entrambe le scrittrici, per me, hanno saputo raccontare un mondo femminile sfaccettato e resiliente, ci hanno offerto e offrono ancora oggi, voce a donne spesso costrette in ruoli univoci e monotoni dalla società, dalla religione, dalla cultura di appartenenza.
Nata in un harem di Fez, la Mernissi ci offre uno sguardo che sa analizzare con spirito critico l'attualità e l'evoluzione del mondo "Medio Orientale", ma allo stesso tempo sa raccontare con leggerezza della forza delle donne, della forza dell'amore, non ci permette di scorrere le parole, senza che si inneschi un pensiero, una riflessione o un ricordo. 
Tra tutti i suoi scritti il mio preferito resta "L'harem e l'Occidente", che però a mio parere va letto dopo "La terrazza proibita", introduzione alle figure femminili che hanno popolato la sua infanzia e hanno influenzato la sua crescita. 
"L'harem e l'Occidente" racconta al lettore di eroine al femminile in una cultura che ci appare esclusivamente maschile, ci parla della bellezza femminile nell'immaginario occidentale, delle differenze tra ciò che costituisce bellezza in "Oriente" e in Occidente, offrendo nell'ultimo capitolo una diversa lettura dei canoni di bellezza occidentali. 
Rileggo ciò che ho appena scritto e mi accorgo che oggi non vi ho detto molto, ma la Mernissi è così, va scoperta, non raccontata, io ho voluto solo offrirvi un po' di parole per incuriosirvi, per offrirvi "... un pezzetto di cielo - diverso - verso cui alzare la testa". 
nota: Fatema Mernissi ci ha lasciati quasi un anno fa, ma le sue parole restano. 
sito ufficiale: http://www.mernissi.net/

giovedì 3 novembre 2016

Bal Anat in Belgium "From many tribes" the legacy of Jamila Salimpour

The 30th of october I was part of the show "Bal Anat" a legacy of the Salimpour School for the first time in Europe. Today's post gathers my first impressions and collects my thoughts after three intense days of rehearsals and the show.



30th october 2016 - Bruxelles.
Until tonight for me "From many tribes", was an article by Jamila Salimpour on the birth of Bal Anat, her concept and show, "born" in San Francisco in the sixties, to bring to the public, in an organic and flowing structure the polyedric world of "Middle Eastern" dances. 
From tonight on it will not be like that anymore, it will never be just a title, but a living and breathing experience,reality. It has become sharing a path, merging of different dance stories, projects and progress, held by man and women that together, on the same stage, using their diversities and experiences, have buildt a show that has talked about dance, love for this discipline, but also of commitment and dedication. 
When Maelle and Suhaila had talked about this idea during a SL2 workshop in Brussels, I thought right away that it was a once in a lifetime chance, but still it was "timely speaking" far away, through a mistical haze, more a dream than reality, something still out to reach. 
But one step at a time things have started to take a more definite shape: the first choreography to learn, the date of the show, the second choreography, the costume...
Everything fell into place, to become alive in a reality that brought us all together (35 dancers from around Europe and USA), on the stage in Brussels with Suhaila, to reiterate the vitality of this idea, this vision: Bal Anat. 
Bal Anat is a show born in a period where everything seemed possible, more free, more beautiful, and being able to keep it alive today, when everything seems marked by divisions and fear of the Other, was a challenge. 
But with the vision and commitment of Maelle and Suhaila we, dancers from two continents, came together on the stage, to represent one of the long-living legacies in the history of Bellydance. 
Today the message and the beauty of this show, for me, goes beyond the beauty of dance in itself, today this show also speaks of openess, sharing of knowledge and experiences, acceptance and welcoming of the other person, but also commitment and hard work, respect for the vision of dance of Jamila and Suhaila, but most of all respect for ourselves, for our potentiality, for our talent and capacities, respect for our dreams. 
This is what dance is for me: growth in my skills, but also in myself, because dance and life go together.
This experience, being part of Bal Anat, being in one of Her tribes, has thought me many things about myself, and it will be not only a beautiful memory, but a live and constant motivation, that shows me what we can achieve if we put ourselves out there and "be the best dancer/person that you can be"

-For the original Jamila Salimpour article http://www.salimpourschool.com/resources/
Maelle Quintart was the organizer of this amazing event https://www.facebook.com/maelledanse

Bal Anat in Belgio "From many tribes" l'eredità di Jamila Salimpour

Il 30 ottobre ho partecipato allo spettacolo "Bal Anat" della scuola Salimpour per la prima volta in Europa, il post di oggi raccoglie le mie impressioni scritte a caldo la sera dopo lo spettacolo e tre giorni intensi di prove.



30 ottobre 2016 - Bruxelles.
Per me fino a stasera "From many tribes" -Da molte tribù-,era un articolo di Jamila Salimpour sulla nascita di Bal Anat, spettacolo e concetto di sua creazione, nato alla fine degli anni sessanta a San Francisco, per portare al pubblico, in maniera organica il poliedrico mondo delle danze del "Medio Oriente". Da stasera però non è più così, non è più solo un titolo per me, ma un'esperienza vissuta, reale, di condivisione di un percorso, il confluire di diverse storie, progetti e progressi di danza di donne che, insieme sullo stesso palco, hanno saputo costruire con le proprie diversità ed esperienze uno spettacolo che ha parlato di danza, di amore per questa disciplina, di impegno e dedizione. 
Quando Maelle e Suhaila hanno parlato per la prima volta di questo progetto due anni fa durante lo stage a Bruxelles, mi era subito sembrata un'occasione unica, ma ancora temporalmente lontana, contornata da un'aura un po' mistica, quasi un sogno, un punto lontano che pare irraggiungibile. 
A poco a poco però le cose hanno iniziato a prendere forma, a definirsi: la prima coreografia da imparare, la scadenza per impararla, la data dello spettacolo, la seconda coreografia, il costume... 
Tutto ha finalmente preso corpo, per confluire in una realtà che ha, alla fine, portato tutte noi (35 provenienti da diverse parti d'Europa e degli Stati Uniti), sul palco a Bruxelles, con Suhaila per reiterare la vitalità di questa idea, di questa visione: Bal Anat. Perchè Bal Anat è uno spettacolo nato in un epoca in cui tutto sembrava possibile, più libero, più bello e riuscire a mantenerlo vivo oggi, in cui tutto sembra segnato da divisioni, paura dell'altro, del confronto, era una sfida. Invece con la visione e l'impegno di Maelle e Suhaila, siamo riuscite a mettere insieme sul palco danzatrici di due continenti per rappresentare una delle eredità più longeve nella storia della danza orientale. 
Oggi il messaggio e la bellezza di questo spettacolo va oltre la bellezza della danza in sè, oggi in questi tempi, questo spettacolo parla di apertura, condivisione di saperi ed esperienze, accettazione accoglienza dell'altro, ma anche impegno e duro lavoro, rispetto per la visione di danza di Jamila e Suhaila Salimpour, ma soprattutto rispetto per noi stesse, rispetto per le nostre potenzialità e capacità, rispetto per i nostri sogni. 
Questo è per me soprattutto la danza: crescita tecnica ma soprattutto personale. 
Questa esperienza, fare parte di Bal Anat, essere parte di una delle tribe che la compongono, mi ha insegnato molte cose su me stessa e sarà per me sempre non solo un bel ricordo, ma uno stimolo vivo e costante di cosa possiamo realizzare se davvero ci mettiamo in gioco e cerchiamo di essere "the best dancer/person you can be". 

Per leggere l'articolo di Jamila Salimpour nella mia traduzione italiana Articoli di Jamila Salimpour
per gli articoli originali http://www.salimpourschool.com/resources/
L'organizzatrice dell'evento è stata Maelle Quintart danzatrice belga e studente della scuola Salimpour https://www.facebook.com/maelledanse